Fino a poco tempo fa, erano considerati un semplice accessorio e pochissimi atleti li usavano. Oggi, quasi nessuno riesce a fare a meno delle lenti protettive. Per moda, ma anche per salute. Correggono i difetti, proteggono dagli urti e consentono una migliore visione. Basta solo saper cogliere il modello giusto.
C’è stata un’era non lontana in cui portare le stanghette alle orecchie significava essere non-atleti. Anni in cui l’America si stupiva di veder svettare sotto canestro i vistosi occhialoni di Kareem Abdul Jabbar, e nei bar d’ltalia si raccontava ancora di Annibale Frossi, il solo azzurro con quattro occhi nella storia del nostro calcio. Poi, negli Anni 80, tutto è cambiato in fretta, come spiega Vittorio Roncagli dell’Accademia europea di Sports Vision, associazione di specialisti che, prima in America e poi in Europa, da trent’anni si dedica alla rieducazione visiva degli atleti: <>. Nello sport, in altre parole, vedere bene non basta. Bisogna vedere prima, percepire le distanze in pista, coordinare il movimento deIl’occhio con quello del piede che calcia. E oggi che la tecnologia mette a disposizione occhiali su misura per ogni attività, lenti a contatto usa e getta o mensili e operazioni di chirurgia refrattiva, il problema è diventato quello di orientarsi in un mare di alternative. << Non esiste in assoluto un accessorio più efficace di un altro>>, continua Roncagli. <
Sport Week del giugno 2004, b2eyes.com www.b2eyes.com
Vittorio Roncagli