Ritroviamo il dotto Vittorio Roncagli per concludere il nostro viaggio intrapreso nel numero scorso e per trarre alcune interessanti conclusioni sulle possibilità che l’Accademia
Europea di Sports Vision (EASV) dà non solo agli sportivi, ma ad ognuno di noi, “comuni mortali” non impegnati a gareggiare ai livelli più elevati di una qualsiasi disciplina sportiva. Mettiamo subito al corrente il Presidente dell’Accademia di quanto ci è personalmente successo intervistando più di un campione: “Ben pochi atleti conoscono le grandi possibilità di miglioramento della propria efficienza visiva e dei propri risultati sportivi ottenibili con un adeguato allenamento visivo! Abbiamo sentito ciclisti, campioni delle due e quattro ruote, calciatori e sciatori, ma le risposte che abbiamo sentito ci hanno fatto capire che l’esame della vista non è così frequente fra questi campioni. Soltanto nel ciclismo qualche eccezione, ma solo eccezione. Come mai?” chiediamo al dotto Roncagli.
“Molto semplicemente – ci risponde, per a sorpreso da quanto gli abbiamo appena detto – perché il problema non è affrontato nel modo corretto, e mi spiego con un esempio.Quando la medicina sportiva ha imposto le diete agli atleti lo ha fatto perché si è capito che, migliorando alimentazione e metabolismo, le prestazioni miglioravano: perciò è normale che uno sportivo segua la propria dieta personalizzata. E con lo stesso metro dovremmo imparare a misurare le esigenze dell’efficienza visiva dell’atleta. Normalmente il medico sportivo si accontenta dell’esame dell’acuità visiva [i “famosi 10/10″] e non di altre eventuali problematiche che possono esistere”.
“Ma non è facile far capire questo concetto? Non dovrebbe essere considerato nell’esame obiettivo di ogni atleta?” “Certo che sì, e provo con un altro esempio a far capire l’importanza della migliore efficienza visiva attenibile attraverso un adeguato allenamento. Si va dall’ortopedico per un problema fisico – patologico – e ci si reca nel negozio di articoli sanitari per comperare la fascia elastica per alleviare il dolore. Ma fra
queste figure ne esiste un’altra di pari importanza: il fisioterapista che, con il suo intervento, recepisce la diagnosi del medico e ne mette in atto le prescrizioni. Ecco, questo dovrebbe essere il ruolo del medico oculista sportivo: diagnosticare il problema
e far intervenire il “fisioterapista – rieducatore visivo” per eliminarlo, migliorando la prestazione degli occhi, esattamente come si fa con tutti gli altri muscoli del corpo dello sportivo. Solo così l’atJeta vrà la consapevolezza dei miglioramenti che può ottenere”.
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MixMagazine – Novembre 2003
Ivo Torresi