«Non aver aggiornato il Piano potrebbe avere comportato una violazione delle leggi fondamentali del nostro Servizio sanitario», sottolinea il professor Pierfrancesco Belli, esperto di Risk Management sanitario. Nonostante i molti alert degli ultimi 10 anni, il Piano è fermo all’ultima pandemia, quella di influenza suina. A farne le spese, soprattutto gli operatori sanitari: non è stata rispettata la prescrizione di avere una riserva nazionale di dpi.
Mentre in Italia e nel mondo infuria l’epidemia da Covid-19, c’è un documento, reperibile online, su cui si stanno concentrando gli occhi degli osservatori. Si tratta del “Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale”, il documento su cui si sarebbe dovuta basare la risposta all’epidemia da coronavirus.
Il condizionale è d’obbligo però, perché il piano è ormai datato: approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2006, ha avuto l’ultimo aggiornamento nel 2010 dopo l’ultima pandemia mondiale, quella da H1N1, l’influenza suina. Lo stesso Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza per l’epidemia, ha recentemente sottolineato che «questo piano va aggiornato sulle caratteristiche di questo virus, che è nuovo». Ma, pur con tutti i limiti di un testo ormai datato, al momento è da questo che si può capire se la risposta all’epidemia è stata efficace o no.
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