L’atleta cervese racconta ad EASV cos’è Across Me: l’impresa che sta per compiere in un’intervista appassionata e ricca di spunti.
Non è certo la prima volta che Andrea Di Giorgio ci stupisce con le sue iniziative sportive. Quella che sta per compiere, tuttavia, ha davvero il sapore dell’impresa epica. Ci siamo fatti raccontare da lui le ragioni che lo hanno portato a organizzare questa traversata e dalle sue parole scopriremo i tanti messaggi profondi che Andrea desidera lanciare a chiunque vorrà raccoglierli. Per noi di EASV c’è anche un valore aggiunto: sport e visione sono il nostro campo d’azione e da quando è stata fondata, l’Accademia Europea di Sports Vision si occupa, fra le altre cose, di informare e sensibilizzare le persone riguardo la sicurezza della visione in ambito sportivo. Per questo abbiamo rivolto ad Andrea anche due domande specifiche sull’argomento, in modo da avere la testimonianza diretta dell’atleta, in particolare riguardo l’utilizzo di lenti a contatto durante una traversata a nuoto. Sussistono ancora dei pregiudizi riguardo l’utilizzo di questi dispositivi per l’attività natatoria o gli sport acquatici in generale: l’esperienza di Andrea ci permetterà forse di mettere in evidenza la sicurezza dell’utilizzo delle lenti a contatto anche per le attività in acqua.
Ora però è venuto il momento di lasciare la parola all’amico “Pelo” Di Giorgio, partiamo quindi con l’intervista.
D: Come e da dove nasce l’idea di attraversare l’Adriatico?
R: Beh, il primo input lo ebbi dopo “Nuotevole”, la nuotata Isole Tremiti – Foce Verano di vari anni fa. Allora lo dissi scherzando, mentre osservavo il mare da un punto panoramico della costa. L’idea è rimasta latente fino a circa due anni fa, quando l’impulso dell’esploratore, che tutti abbiamo dentro, è tornato a bussare con insistenza alla mia porta, riproponendomi un immagine mentale capace di rapirmi e trasferirmi sensazioni forti. Vedermi là in mezzo, disperso nell’acqua, senza alcun riferimento intorno, mi emozionava e la paura di quell’ignoto, di quel rischio, mi attirava incredibilmente a sé. Era come darmi la possibilità di esplorare nuovi “terreni”, di capire come avrei reagito a nuove situazioni, permettendomi di crescere ancora un po’ (non si finisce mai di farlo). Il resto è venuto da solo: non sono mai stato capace di negarmi delle emozioni, ho lasciato fare al mio inconscio e ho atteso che mi dicesse che era arrivato il momento giusto. Pola – Cervia poi, fa parte della nostra storia, quindi il percorso era già fatto.
D: Perché l’iniziativa è stata chiamata Across Me?
R: Across Me concentra in sé vari significati e valori, penso intuibili. Il principale è che sarà un viaggio Attraverso Me, cioè attraverso la mia parte interiore, quella più intima, dove risiedono i miei valori, le mie emozioni più vere e potenti. Inoltre, questo viaggio lo compirò proprio attraverso me, nel senso che io sarò il mezzo che mi permetterà di vivere queste emozioni.
C’è poi il legame con l’azione che tenterò di fare. Attraversare il mare Adriatico (io Attraverso). Tutto questo lo ritroviamo nel logo creato da Free Event, la pluripremiata azienda che si preoccupa di organizzare e seguire l’evento, nonché di produrre il docufilm dal titolo, appunto, Across Me. In esso spicca, infatti, una linea marcata: sarà quella che idealmente mi attraverserà, ma al contempo è anche la linea dell’orizzonte verso la quale nuoterò e la rotta che unirà le due città di Pola e Cervia.
D: Quali sono gli obbiettivi di Across Me?
R: Beh, ci sono sicuramente un paio di obbiettivi importanti: uno è prettamente personale mentre l’altro dovrebbe toccare tutti, oltre ad avere, naturalmente, un valore soggettivo. Personalmente, la curiosità di capire fin dove posso arrivare, quali forze fisiche e mentali dovrò mettere in campo, la possibilità di vivere sensazioni e anche sofferenze, sono cose che mi attraggono tantissimo.
L’altro aspetto è la volontà di trasmettere il principio del rispetto per l’ambiente in cui viviamo, cosa che dovrebbero avere tutti, ma ahimè, non è così. Penso fermamente che siamo arrivati a un punto di svolta obbligata, se teniamo al fatto che il mondo continui ad ospitare l’umanità. In me la natura è sempre stata presente, ma già da diversi anni il fatto di avvicinarmi ad essa, stringendo un legame più profondo che parta dal rispetto, è divenuto un’esigenza. L’anno scorso c’è stata l’Africa e la lotta contro il bracconaggio, quest’anno l’ecosistema marino. Per Cervia, la mia città, ma per il mondo intero, si tratta di un patrimonio importantissimo.
L’obbiettivo è quindi quello di spingere le persone a pensare prima di agire e far capire che le azioni mirate solo ed esclusivamente a un guadagno economico non hanno più senso. L’economia della sufficienza ha in sé, in realtà, il vero guadagno, traducibile nel prosieguo della vita della nostra specie.
D: Premesso che ti troverai spesso in una condizione ambientale priva di riferimenti, perché è così importante una visione ottimale in questo tipo d’impresa?
R: La vista è una parte importantissima, può sembrare una cosa ovvia dirlo. Vedere bene, avere una visione chiara, specialmente in imprese del genere, ha uno stretto collegamento con la mente. Una visione ottimale infatti, consentirà uno stato di maggiore tranquillità, anche in mancanza di riferimenti e questo si traduce in risparmio di energie. Oltretutto, il nostro cervello, in assenza di una visione chiara, ci mette in una posizione di difesa, non permettendoci di mettere in campo le nostre piene potenzialità. E poi, diciamocelo chiaro, non vorrei mai perdere le barche di supporto. 😉
D: Per la traversata userai lenti a contatto. Qual è la tua esperienza nell’uso di questi dispositivi per l’attività sportiva?
R: Confesso di aver avuto una partenza un po’ burrascosa, ma sto migliorando soprattutto nel toglierle. Sportivamente parlando, nell’attività natatoria mi sono molto utili. Mi permettono di vedere il garmin che ho al polso e gli orologi della piscina, oltre a fornirmi dei riferimenti precisi e chiari in acque aperte (per esempio vedere le boe per la direzione, riconoscere gli stabilimenti balneari dai quali parto per poter rientrare al posto giusto). Non ho ancora trovato un equilibrio e una sicurezza nello swimrun (però ci sto lavorando!). In questa disciplina le continue entrate e uscite dall’acqua, unite al non uso di occhiali protettivi, fanno sì che le lenti perdano di aderenza, tendendo a spostarsi o a fuoriuscire dagli occhi. Comunque, nel corso di questa stagione, conto di progredire con la manualità, in modo da poterne sfruttare appieno la comodità.
In Across Me l’uso delle lenti sarà un aspetto molto importante e proprio per questo, grazie alla disponibilità del Dott. Roncagli Vittorio di Visus Sports Vision, a Cervia, stiamo lavorando con dei test specifici per trovare la soluzione più adeguata alla situazione peculiare nella quale mi troverò a operare. Data la natura dell’evento, si tratterà chiaramente di un uso prolungato.